Continuando l’analisi delle problematiche correlate all’emergenza COVID-19 nelle strutture socio-sanitarie che accolgono anziani e disabili, nell’ottica del miglioramento dei livelli di sicurezza e di qualità delle strutture di accoglienza, non possiamo esimerci dal considerare il quadro di riferimento normativo del settore, sia le norme relative agli aspetti autorizzativi, strutturali ed organizzativo-funzionali come pure quelle che attengono alle disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita e, più in generale, ai temi della qualità, del risk-management e del rischio clinico.
In Italia, le quasi 5.000 strutture socio-sanitarie per anziani e disabili, come emerge dalle poche rilevazioni disponibili, rappresentano un mondo molto complesso e particolarmente differenziato sia a livello territoriale sia per tipologia e livelli di assistenza, come pure per modalità d’accesso e di contribuzione dell’utenza.
Come da più parti sottolineato, appare assolutamente indispensabile affrontare il tema del groviglio normativo nazionale e regionale affinchè definisca chiaramente denominazioni, caratteristiche, livelli di assistenza, modalità d’accesso, uniformità dei profili professionali socio-sanitari, intensità delle cure e ruolo delle stesse strutture nei sistemi integrati territoriali per le persone non autosufficienti.
Se, come riportava la “Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 1999”, riferendosi al D.Lgs. 229/99 che, ancora oggi, unitamente ai D.P.C.M. 14 febbraio 2001 e D.P.C.M. 29 novembre 2001 ed alla Legge 328/2000 regola l’integrazione socio-sanitaria,
“da un lato infatti si vuole con norma giuridica scomporre le prestazioni per imputare distintamente funzioni e costi alla sanità e ai Comuni, dall'altro si riconosce che il percorso assistenziale per il soggetto interessato è e deve sempre più essere fortemente unitario, e richiede quindi interventi molto integrati e continuità assistenziale assicurata. Da un lato si cerca di distinguere, quindi, dall'altro si riconosce che è essenziale unire. Riduzioni e scomposizioni amministrative e finanziarie incontreranno quindi sempre limiti e controindicazioni. Non si tratta allora di stabilire cosa è "veramente" sociale e cosa è "veramente" sanitario, perché queste qualifiche rappresentano categorie di analisi di una realtà umana unitaria, ma solo di concordare chi deve pagare che cosa, e come integrare, come assicurare cioè la convergenza e la collaborazione delle risorse, e soprattutto di quelle professionali, sul "caso assistenziale".1
Ed atteso che, quattordici anni dopo, la Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2012-2013 (l’ultima) ancora riportava che la
“valutazione critica dei fenomeni rappresentati dai dati analizzati, anche se ancora parziali, evidenziano alcune criticità alle quali occorre rispondere con interventi mirati a: (…)
Un ulteriore sforzo che, a tutti i livelli, dal management agli operatori sanitari e socio-sanitari, dagli operatori addetti al mantenimento ambientale e tecnologico a quelli dei sistemi ambientali e di sanificazione, va profuso con un salto di qualità che sappia far tesoro di linee guida e raccomandazioni, in parte, già presenti.
1 Ministero della Salute, “Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 1999 - Cap. III - Quadro istituzionale e organizzativo del sistema”, pag. 213.
2 Ministero della Salute, “Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2012-2013- 3.2. L’assistenza agli anziani e alle persone non autosufficienti”, pag. 331.
3 Ministero della Salute, “Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2012-2013- 3.2. L’assistenza agli anziani e alle persone non autosufficienti”, pag. 331.
4 Legge 8 marzo 2017, n. 24 “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonche' in materia di responsabilita' professionale degli esercenti le professioni sanitarie.
5 “Risk management in Sanità-Il problema degli errori”, Ministero della Salute, Roma, 2004.
Esperto di qualità dei servizi socio-sanitari, è stato Responsabile di Servizi Sociali comunali e Coordinatore dei Servizi Sociali dell’Az. USL di Ferrara; Direttore delle Attività Socio-Sanitarie della stessa AUSL; Direttore del Distretto Ovest dell’AZ. USL di Ferrara. Autore di articoli e pubblicazioni di settore, ha svolto attività di ricerca, docenza e formazione presso l’Università di Ferrara ed Enti di formazione.
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