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Corsie veloci per chi pagava, lunghe attese per tutti gli altri: il sistema parallelo scoperto a Catanzaro

Un’inchiesta condotta dalla Procura di Catanzaro ha sollevato il velo su una gestione “privatistica” delle liste d’attesa nel reparto di Oculistica dell’ospedale “Dulbecco”. Al centro dell’indagine Vincenzo Scorcia, primario del reparto di oculistica dell’Azienda ospedaliero-universitaria Renato Dulbecco di Catanzaro e la sua segretaria, Maria Battaglia, entrambi finiti agli arresti domiciliari. Le accuse sono pesanti: associazione a delinquere, peculato, concussione, truffa aggravata e interruzione di pubblico servizio. Per Scorcia si aggiungono anche i reati di falsità ideologica e autoriciclaggio.

Nel mirino degli inquirenti, coordinati dalla Guardia di Finanza, un presunto meccanismo che favoriva alcuni pazienti a scapito di altri, grazie a un sistema di prenotazioni gestito fuori dai canali ufficiali. Sono 12 gli indagati complessivamente.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, alcuni medici in servizio presso l’ospedale Dulbecco, avrebbero effettuato interventi chirurgici su pazienti visitati a pagamento, presso ambulatori privati, ai quali era stata garantita una corsia preferenziale rispetto ai pazienti ambulatoriali che avevano seguito il sistema pubblico di accesso alle prestazioni sanitarie e che erano stati inseriti nelle rispettive liste d’accesso. I pazienti che si rivolgevano al circuito privato venivano inseriti in una sorta di lista parallela che garantiva loro un accesso rapido agli interventi in ospedale.

Il sistema, già di per sé scorretto, assume contorni ancora più preoccupanti nei casi in cui i pazienti si trovavano in condizioni cliniche urgenti. In situazioni di vista compromessa e necessità di interventi immediati, l’unica alternativa sembrava quella di pagare privatamente, pur di essere operati in tempo. Una forma di pressione psicologica indiretta che induceva molti a sborsare denaro per accedere a cure che, in teoria, sarebbero dovute essere garantite a tutti.

L’inchiesta ha anche rivelato come almeno cinque dei medici coinvolti avessero stipulato contratti di esclusività con l’ospedale pubblico, ricevendo per questo un trattamento economico più favorevole. Nonostante ciò, secondo quanto emerso, avrebbero continuato a esercitare in ambulatori privati. Il danno economico per l’azienda sanitaria e per l’Università di Catanzaro è stato stimato vicino al milione di euro.

I militari della Guardia di Finanza hanno inoltre eseguito nei confronti di questi medici, un sequestro preventivo, finalizzato alla confisca di denaro e beni di valore pari al profitto dei reati contestati, pari a 984.762,23 euro.

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