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“Mio padre su una barella per 9 giorni. E alla fine ho chiamato i carabinieri”: la denuncia di Cesare Bardeggia

Sembrerebbe la trama di un dramma ospedaliero o una denuncia d’altri tempi, ma non è così. Si tratta di un fatto realmente accaduto qualche giorno fa all’ospedale San Salvatore di Pesaro. A raccontarlo è Cesare Bardeggia, figlio di un uomo di 84 anni affetto da Parkinson, protagonista di questa triste vicenda. È lui stesso che firma una testimonianza amara sulle colonne del Resto del Carlino, che fa riflettere su ciò che può significare essere anziani e malati oggi, in Italia.

Bardeggia racconta che tutto ha inizio a fine di giugno quando l’anziano padre cade dal letto. Ha dolori lancinanti alla spalla e viene portato al pronto soccorso del San Salvatore. Da quel momento comincia l’incubo: l’uomo viene lasciato su una barella per ben nove giorni, senza diagnosi, senza prospettive. Solo dopo più di una settimana, si scopre una frattura alla scapola. Lo rimandano a casa, fasciato, ma con dolori ancora più acuti. Un nuovo accesso al pronto soccorso e un’altra scoperta: ha anche una frattura vertebrale.

«Ci dicono che ha bisogno di un busto contenitivo. Ma in ospedale non ce l’hanno. Così lo compriamo noi, 500 euro. E sapete che fine fa quel busto? Sparisce. Svanito», racconta Bardeggia, visibilmente provato.

L’anziano, in seguito, viene trasferito in una Rsa a Mombaroccio. Ma lì le sue condizioni peggiorano drasticamente. Torna di nuovo al pronto soccorso: ha una setticemia polmonare, una diagnosi gravissima. Bardeggia chiede un ricovero urgente, ma la risposta è gelida: non ci sono posti disponibili nel reparto di medicina d’urgenza. «Trenta letti per un territorio di oltre 100mila abitanti. È accettabile?» si domanda, mentre la rabbia monta.

Bardeggia, a quel punto, esasperato, chiama i carabinieri. Non per fare scalpore, ma per chiedere dignità. «Se mio padre deve morire, almeno che lo faccia su un letto, non su una barella. È questo il minimo che uno Stato civile dovrebbe garantire».

«Non ce l’ho con gli operatori – dice – molti medici e infermieri fanno il possibile. Ma il sistema è al collasso. Basterebbe un medico dedicato ai codici minori per sbloccare il pronto soccorso, ma nessuno sembra volerlo vedere».

E aggiunge: «Ci vorranno anni per il nuovo ospedale, ma gli anziani e i bambini non possono aspettare. È ora che la politica si prenda le sue responsabilità. Non è tollerabile vedere piazze con installazioni da 700mila euro mentre la sanità implode nel silenzio».

Bardeggia promette che continuerà a raccontare questa storia. Perché quanto accaduto a suo padre – sottolinea – non deve più accadere a nessuno.

 

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