Negli ultimi due anni sono sempre meno gli over 65 che rinunciano alle cure essenziali: la quota scende dal 23% al 18%. Una riduzione che, tradotta in numeri, riguarda circa 2,6 milioni di persone in meno. È un segnale incoraggiante, ma non sufficiente a nascondere le fratture che attraversano il sistema sanitario italiano. Restano, infatti, le disuguaglianze sul territorio nazionale, chi vive al Sud rinuncia di più a visite ed esami a causa delle difficoltà economiche.
Un’Italia divisa
Il quadro tracciato dall’indagine Passi d’Argento dell’Istituto Superiore di Sanità racconta infatti due facce della stessa realtà. Da un lato, un trend positivo a livello nazionale; dall’altro, disparità economiche e territoriali ancora molto marcate. I dati dimostrano che dopo i picchi registrati durante la pandemia da Covid-19, la quota di persone anziane che rinunciano a prestazioni sanitarie continua a ridursi, tuttavia il miglioramento non è distribuito in modo uniforme.
- Tra chi ha difficoltà economiche, il 40% continua a rinunciare alle cure, una percentuale che non accenna a ridursi.
- Nel Mezzogiorno la quota raggiunge il 23%, contro il 13% del Nord.
- Anche le condizioni di salute incidono: chi soffre di patologie croniche o di deficit sensoriali rinuncia più spesso rispetto a chi non ha fragilità.
Con una popolazione anziana che rappresenta già quasi un quarto del Paese, le disuguaglianze territoriali e sociali rischiano di diventare insostenibili.
Liste d’attesa e costi fuori controllo
Tra le principali cause che portano gli over 65 a rinuncia rinunciare ai servizi sanitari essenziali ci sono tempi e costi.
- Il principale ostacolo rimangono le liste d’attesa: per una visita specialistica occorrono in media 100 giorni, un anno per quelle più complesse come la TAC.
- I costi privati sono in costante aumento: nel 2023 le famiglie italiane hanno speso di tasca propria oltre 40 miliardi di euro, con una media di 1.480 euro l’anno per nucleo.
Il risultato è che chi ha risorse economiche si rivolge al privato per evitare i ritardi, mentre chi non può permetterselo rinuncia del tutto.
Le conseguenze sulle fragilità
Secondo l’ISS, la rinuncia alle cure non è solo un tema di giustizia sociale, ma anche di sostenibilità del sistema. Saltare controlli e visite di prevenzione significa esporsi a complicanze più gravi, ricoveri d’urgenza e interventi costosi. Le malattie croniche, sempre più diffuse tra gli anziani, richiedono monitoraggio costante: trascurarle comporta costi sanitari molto più elevati nel medio periodo.
Il fenomeno, già presente prima della pandemia, è stato amplificato dal Covid-19. Le recenti diminuzioni nelle percentuali di rinuncia sono dunque un segnale positivo, ma il divario accumulato resta evidente soprattutto nelle regioni e nelle fasce sociali più fragili.
Accesso ai servizi di base: un problema quotidiano
Non si tratta solo di prestazioni specialistiche. Un anziano su tre segnala difficoltà anche nel raggiungere servizi primari come l’Asl, il medico di base o i negozi di beni essenziali. Il problema pesa soprattutto in contesti rurali o isolati, e sulle famiglie che devono supplire con tempo, risorse e assistenza informale.