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NotizieSharm el-Sheikh: partono oggi i negoziati per la pace a Gaza

Sharm el-Sheikh: partono oggi i negoziati per la pace a Gaza

In vista del previsto cessate il fuoco nel conflitto di Gaza, i rappresentanti di Israele e di Hamas si incontreranno oggi in Egitto, con Donald Trump che continua a giocare un ruolo centrale, spingendo sia il premier israeliano Benyamin Netanyahu sia Hamas verso un accordo. Il tycoon, ottimista “Credo che siano pronti per una pace duratura” ha scritto sul suo social Truth. “Israele deve cessare immediatamente i bombardamenti su gaza, in modo da poter liberare gli ostaggi in modi sicuro e rapido!”

Lo scambio degli ostaggi rimane uno dei nodi principali da sciogliere e considerato fondamentale per raggiungere l’intesa. Fonti di Hamas hanno dichiarato ad Al-Arabiya di aver iniziato a recuperare i corpi degli ostaggi deceduti, richiedendo una temporanea cessazione dei bombardamenti per completare le operazioni. Tuttavia alcuni media affiliati ad Hamas hanno negato la notizia. Parallelamente, la Croce Rossa internazionale si sta preparando con incontri preliminari.

Trump ha definito il piano per Gaza come “un’ottima opportunità per Israele e per il mondo arabo, musulmano e internazionale” e ha lanciato un avvertimento a Hamas: chi non collaborerà rischia una “distruzione totale”. Tuttavia, pur affermando che “quasi tutti sono già d’accordo”, ha lasciato intendere che potrebbero esserci modifiche durante il processo.

Secondo quanto riportato da Axios, Trump ha dovuto insistere con Netanyahu affinché appoggiasse la sospensione dei bombardamenti e il piano di pace statunitense. Lo scorso venerdì, una telefonata tra i due è stata particolarmente tesa, con il presidente americano che ha rimproverato il premier israeliano per la reazione negativa di fronte alla proposta americana.

Anche il segretario di Stato Marco Rubio è intervenuto, esortando Israele a fermare gli attacchi per permettere il rilascio degli ostaggi e sottolineando la necessità di risultati rapidi. La prima fase dei negoziati, ospitata in Egitto, sarà dedicata alla logistica del rilascio dei 48 ostaggi israeliani (di cui 20 ancora vivi) in cambio di 250 prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo e di 1.700 residenti di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre. La fase successiva, più complessa, riguarderà il disarmo di Hamas e la gestione politica della Striscia, che Israele intende separare dal rilascio dei prigionieri.

Hamas ha confermato la propria volontà di raggiungere un accordo per porre fine alla guerra e avviare subito lo scambio dei prigionieri, avanzando richieste come il ritiro delle truppe israeliane dalle posizioni stabilite a gennaio, la sospensione temporanea dei raid aerei durante il rilascio dei detenuti e la definizione dei criteri per la liberazione, basati su età e data di arresto. Alcuni nomi di alto profilo come Marwan Barghouti e Ahmad Sa’adat restano punti di contesa, mentre Netanyahu insiste sulla smilitarizzazione della Striscia e sul disarmo di Hamas.

Gaza City è ormai quasi completamente evacuata, con circa 900.000 palestinesi fuori città. Gli Stati arabi e musulmani sostengono ufficialmente l’iniziativa americana e rilanciano la prospettiva della soluzione a due Stati, pur contrastata da Netanyahu. L’esito delle trattative dipenderà in gran parte dalla pressione esercitata dagli Stati Uniti, guidati dall’inviato speciale Steve Witkoff e da Jared Kushner, con il sostegno dei mediatori egiziani e qatarini.

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