Un recente studio condotto dall’Irccs Saverio de Bellis di Casellana Grotte (Bari) ha acceso i riflettori sul consumo di pollo, suggerendo una possibile correlazione tra l’assunzione moderata di queste carni e potenziali aumenti del rischio di morte per tumori gastrointestinali. Questo fa sorgere una domanda: mangiare pollo è davvero sano come ci han sempre detto?
Lo studio, pubblicato ad aprile su Nutrients, ha coinvolto oltre 4800 persone e i risultati sarebbero sorprendenti: i dati emersi indicano che un consumo settimanale di carne di pollo, tra i 100 e i 200 grammi, vedrebbe aumentare il rischio di tumori gastrointestinali del 35%, percentuale che raddoppia se si superano i 200 grammi alla settimana. Questo studio ribalta quanto sostenuto sinora sulle carni bianche, in particolare quella di pollo, considerata da sempre come un’alterativa salutare a quella rossa.
Gianluigi Giannelli, direttore scientifico dell’Istituto, ha affermato che i risultati dello studio “sembrino sfatare il mito della carne bianca come scelta preferibile alla carne rossa”, Inoltre, ha continuato Giannelli, “nello studio abbiamo anche dimostrato che la carne rossa aumenta il rischio di morte per tumori gastrointestinali del 23% solo se consumata oltre i 350 grammi la settimana, confermandosi un alimento sano se consumato entro i limiti raccomandati”
Questa ricerca si inserisce in un filone molto più ampio portato avanti dall’Irccs di Bari, che da tempo promuove la dieta mediterranea per uno stile di vita sano capace di prevenire malattie croniche e oncologiche.
Tuttavia, non sono mancate le reazioni critiche. Unaitalia, l’associazione che rappresenta il settore avicolo, ha espresso perplessità sui metodi utilizzati nello studio. Secondo l’organizzazione, l’analisi si baserebbe su diari alimentari auto-compilati dai partecipanti, senza un reale controllo da parte dei ricercatori, né l’uso di un gruppo di confronto. Aspetti come modalità di cottura, temperatura degli alimenti o preesistenza di malattie croniche, non sarebbero stati adeguatamente considerati.
Inoltre, lo studio mette in luce un’associazione statistica e non una relazione causa effetto. In altre parole, i dati non consentono di affermare con certezza che il consumo di pollo causi tumori gastrointestinali, ma solo che tali patologie sono risultate più frequenti tra chi ne consumava determinate quantità. Inoltre, è utile ricordare che si tratta di una ricerca basata su osservazioni e questionari auto-compilati, strumenti utili ma non esaustivi.
Il dibattito è aperto. Intanto, gli esperti continuano a ribadire l’importanza dell’equilibrio a tavola, delle porzioni moderate e della varietà nella dieta quotidiana, senza demonizzare singoli alimenti.