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NotizieL’aspettativa di vita globale potrebbe aumentare di 4-5 anni entro il 2050

L’aspettativa di vita globale potrebbe aumentare di 4-5 anni entro il 2050

Secondo una nuova ricerca, l’aspettativa di vita globale è destinata ad aumentare di oltre quattro anni per le donne e di quasi cinque per gli uomini nei prossimi trent’anni. Tuttavia fattori come l’obesità e l’ipertensione porteranno a un incremento del numero di anni vissuti in condizioni di salute precarie.

In base ai risultati di questo studio, pubblicato sulla rivista The Lancet, entro il 2050, l’aspettativa di vita sarà di 80,5 anni per le donne e di 76 anni per gli uomini. I paesi che attualmente hanno un’aspettativa di vita più bassa sono destinati a vedere i maggiori guadagni.

“Questo è un indicatore del fatto che, mentre le disuguaglianze sanitarie tra le regioni a reddito più alto e quelle a reddito più basso rimarranno, i divari si stanno riducendo, con i maggiori aumenti previsti nell’Africa sub-sahariana”, ha affermato il direttore dell’IMHEE, Dr. Chris Murray.

Secondo lo studio, l’aumento dell’aspettativa di vita è dovuto principalmente ad una riduzione dei decessi per Covid, altre malattie infettive, malnutrizione, e complicazioni legate al parto, oltre a miglioramenti nella prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie cardiache. Tuttavia, in futuro, è probabile che problemi di salute cronici come cancro, diabete e le malattie cardiovascolari avranno un impatto più significativo sulla longevità.

Questo significa che elementi come l’inquinamento atmosferico, le abitudini alimentari malsane, l’inattività, il fumare, il bere, potranno avere un impatto maggiore sulla longevità rispetto al passato, così come l’ipertensione e l’obesità.

“Abbiamo davanti a noi un’immensa opportunità di influenzare il futuro della salute globale anticipando questi crescenti fattori di rischio metabolici e dietetici, in particolare quelli legati a fattori comportamentali e di stile di vita come l’alto livello di zucchero nel sangue, l’alto indice di massa corporea e l’alta pressione sanguigna, “, ha affermato in una nota l’autore senior dello studio, Christopher Murray, MD, DPhil , professore e presidente di scienze metriche sanitarie presso l’Università di Washington a Seattle.

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