Un’esplosione devastante ha distrutto una casa colonica a Castel d’Azzano, in provincia di Verona, causando la morte di tre carabinieri e il ferimento di oltre quindici tra agenti e militari, 11 dei quali sono stai trasportati, in codice rosso in quattro ospedali della zona. Nessuno di loro sarebbe in pericolo di vita. L’incendio è scoppiato poco dopo le 9 del mattino, mentre le forze dell’ordine erano impegnate in un’operazione di sgombero. All’interno del casolare si trovavano tre fratelli — Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, agricoltori sulla sessantina — già noti alle autorità per precedenti episodi simili.
L’esplosione
Secondo le prime ricostruzioni, il casolare era saturo di gas e l’esplosione è stata innescata dall’apertura della porta di ingresso che ha investito gli agenti che stavano entrando nel casolare per eseguire lo sgombero.
L’intera zona è stata avvolta dalle fiamme. Decine di pompieri sono intervenuti per domare l’incendio, mentre i soccorritori cercavano di liberare i feriti dalle macerie. Uno dei carabinieri è stato estratto ormai senza vita.
Il contesto
L’operazione di sgombero era stata pianificata da giorni, dopo vari tentativi: i tre fratelli si opponevano da tempo alla liberazione dell’immobile, minacciando più volte di “farsi saltare in aria”. Franco, Dino e Maria Luisa, già nel 2024, avevano aperto delle bombole di gas nel tentativo di impedire l’accesso all’ufficiale giudiziario. Sul posto erano arrivati i vigili del fuoco e le forze dell’ordine, che dopo una mediazione sono riusciti ad evitare il peggio.
Durante l’irruzione di oggi, alcuni agenti si erano calati dal tetto mentre altri tentavano di entrare dalla porta principale. Non appena questa è stata aperta, l’aria si è riempita di gas e si è verificata la deflagrazione.
Maria Luisa, rimasta ferita, è stata ricoverata con ustioni; uno dei fratelli è stato arrestato, mentre il terzo è stato bloccato poche ore dopo in una campagna vicina, dove aveva tentato di nascondersi.
Le indagini
Sul posto sono arrivati il Procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, il Questore Rosaria Amato, e i vertici provinciali e regionali dell’Arma dei Carabinieri.
Gli investigatori hanno rinvenuto cinque bombole di gas e resti di bottiglie incendiarie. Si ipotizza che la donna abbia innescato la miccia, mentre i due fratelli si trovavano in un locale sotterraneo.
Il cordoglio
Le vittime — il Luogotenente Marco Piffari, il Carabiniere scelto Davide Bernardello e il Brigadiere Valerio Daprà — prestavano servizio tra Padova e Mestre.
In una nota, il sindacato SIM dei Carabinieri ha espresso “profondo dolore per la perdita di tre colleghi stimati e amati, che hanno onorato la divisa con dedizione e altruismo, fino all’estremo sacrificio”.