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NotizieUn Natale coi fiocchi, tra tradizioni e leggende

Un Natale coi fiocchi, tra tradizioni e leggende

Il Natale, celebrato il 25 dicembre, è inteso come festa della natività di Gesù di Nazareth. È uno dei festeggiamenti più solenni che si celebrano e trae le sue origini dalla religione ebraica. Questa celebrazione ha subito, nel tempo, profonde trasformazioni, sia nella ritualità che nei personaggi protagonisti della festa, come Babbo Natale o i personaggi del presepe.

Già nell’antica Roma si ritrovano diversi culti che si celebravano proprio nel periodo che precedeva il 25 dicembre. Queste feste, dette Saturnalia, in quanto dedicate al dio Saturno, duravano dal 17 al 24 dicembre, ed erano giorni molto particolari, in quanto era l’unico momento dell’anno in cui era lecito invertire i ruoli all’interno della società: i poveri facevano i ricchi, gli schiavi i signori, e tutti potevano scherzare sulla religione (da qui il detto latino semel in anno licet insanire – una volta all’anno è lecito impazzire).

Ma la celebrazione che più rievoca il Natale è senza alcun dubbio quella che si teneva proprio il 25 dicembre, in onore del dio Mitra, lodato come il sole invincibile (sol invictus), mediante una serie di riti molto simili a quelli cristiani (riposo domenicale, battesimo ed eucaristia). Così, mentre i Romani celebravano la festa del dio Mitra, da loro considerato come il sole, i Cristiani festeggiavano la nascita del loro Salvatore, considerato come la Luce dei devoti.

Come ogni festività che si rispetti, anche il Natale ha i suoi simboli. Tra questi, primo fra tutti vi è l’albero di Natale, generalmente un abete o un pino, il quale resta il simbolo di una festa che, nonostante il tempo, conserva lo spirito della tradizione. Questa consuetudine, un tempo solo nordica, si è diffusa anche in Italia, dove si era soliti fare solo il presepe. Addobbato con palline colorate, stelle lucenti, luci multicolori, nastri scintillanti, candeline, omini di cioccolato, l’albero, per tradizione, si realizza l’8 dicembre, giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione.

La tradizione di addobbare un abete per celebrare la festa più importante dell’anno è diffusissima ovunque: dalla Repubblica Ceca, dove i rami sono decorati con uova dipinte, alla Svezia, dove abbondano piccoli oggetti di legno dai colori vivaci, dal Giappone, dove è addobbato con piacevoli lanterne di carta, alla Polonia, dove sono immancabili uccellini e angeli.

Per molti secoli, l’usanza di addobbare l’albero di Natale in occasione delle festività fu caratteristica degli antichi popoli scandinavi, che celebravano il passaggio dall’autunno all’inverno bruciando un albero per dare nuova forza al tiepido sole di dicembre e piantando davanti alle case un abete ornato di ghirlande. La tradizione, successivamente, si estese presso molti altri popoli del Nord Europa e cominciò ad accompagnare la ricorrenza natalizia. Alle ghirlande si unirono fiocchi e frutti colorati, poi le candeline, fino a quando, verso la metà del 1800, alcuni fabbricanti tedeschi e svizzeri cominciarono a preparare leggeri e multicolori gingilli di vetro soffiato che divennero ben presto di moda e costituirono la tradizionale decorazione dell’albero natalizio. A decretare l’inizio della moda di addobbare gli alberi natalizi fu la duchessa di Orléans, a cui, nel 1840, piacque moltissimo l’usanza introdotta dall’ambasciatore prussiano nella capitale francese e fece allestire un enorme albero nel giardino delle Tuilleries. Verso la fine del 1800 questa moda dilagava in tutte le corti europee tra le famiglie della nobiltà. Anche la regina Margherita, moglie di Umberto I ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, dove risiedeva la famiglia reale. La novità fu molto apprezzata e… l’albero divenne di casa tra le famiglie italiane e popolarissimo tra i bimbi. Successivamente arrivarono anche le lampadine e le decorazioni di plastica ed oggi non c’è più limite all’immaginazione per creare ornamenti e decorazioni per i rami.

Un’altra tradizionale figura natalizia è rappresentata da Babbo Natale, vecchio dalla barba bianca, noto anche come Santa Claus (San Nicola), che la notte di Natale, dopo aver solcato il cielo su una scampanellante slitta piena di regali, trainata da renne volanti, entra in ogni casa calandosi dal camino e deposita i giocattoli sotto l’albero di Natale di tutti i bambini buoni.

Sebbene questa immagine familiare di Santa Claus si sia diffusa negli Stati Uniti nel XVII secolo e in Inghilterra solo verso la metà del XIX secolo, le sue radici affondano nelle antiche tradizioni europee e hanno influenzato considerevolmente i festeggiamenti del Natale in tutto il mondo.

Santa Claus (dal latino Sanctus Nicolaus), vissuto nel IV secolo, è stato uno dei santi più venerati del Medioevo. Vescovo di Mira, cittadina dell’Asia minore, divenne famoso per i suoi miracoli. Infatti, nelle prime leggende cristiane si raccontano diverse sue imprese, tra cui i salvataggi di marinai travolti da burrasche, la protezione dei bambini e la generosa distribuzione di doni ai poveri. La sua fama si diffuse rapidamente dalla Russia, di cui è il patrono, alla Groenlandia, dove i Vichinghi gli dedicarono una cattedrale, giungendo fino alla cattedrale di Canterbury, in Inghilterra.

Molti altri personaggi natalizi della tradizione europea, quali Père Noël in Francia, Father Christmas in Inghilterra e Julenisse in Scandinavia, sono legati a San Nicola. Ma fu la figura olandese, Sinter Klaas, portata dai coloni a Nieuwe Amsterdam (New York), a ispirare la metamorfosi americana del personaggio nella figura ereditata poi da gran parte del mondo occidentale. Ogni anno, con il sopraggiungere del Natale, i bambini scrivono letterine a Babbo Natale e gli lasciano sul davanzale cibo e bevande per uno spuntino. La moderna leggenda di Santa Claus si diffonde ormai in ogni parte del mondo, attraverso i cartelloni pubblicitari, i biglietti d’auguri, le decorazioni, ecc.

Un’altra consuetudine delle feste natalizie è il presepe, cioè la rappresentazione della natività di Gesù. Il termine presepe significa testualmente mangiatoia e per antonomasia indica la mangiatoia nella quale, come è narrato nel Vangelo secondo Luca, fu collocato il Bambino Gesù alla sua nascita, non avendo la Madonna e San Giuseppe trovato alloggio nella locanda. È in base a questi elementi, che gli artisti cristiani hanno raffigurato nelle loro opere la nascita del Messia: nella grotta in cui venne alla luce, tra la Vergine e San Giuseppe, posto all’interno di una mangiatoia, dietro la quale spuntano le teste del bue e dell’asinello, che scaldano l’aria col tepore del loro alito. Davanti ad essa i pastori avanzano in atteggiamento di adorazione, gli angeli osannanti e l’immancabile stella cometa che indica la via ai Magi d’Oriente. I personaggi raffiguranti i tre re vengono aggiunti alla scena soltanto il giorno dell’Epifania.

La tradizione ne fa risalire l’origine a San Francesco d’Assisi, che realizzò un presepe a Greccio nella notte di Natale del 1223, per il desiderio di far rivivere in uno scenario naturale la natività di Betlemme, con personaggi reali, contadini, pastori, frati e nobili, tutti resi partecipi della rievocazione. La realizzazione di presepi costituisce uno dei settori più ricchi dell’arte popolare italiana, rappresentato da una vasta tipologia di oggetti e allestimenti, dai presepi in legno intagliato dell’Alto Adige a quelli in ceramica, ai grandiosi presepi animati. A Napoli, nella zona di San Gregorio Armeno, nel cuore di Spaccanapoli, è possibile già da ottobre acquistare pastori di eccellente fattura ed anche sughero o quant’altro per costruire la scenografia del presepe. Tipica di molte località è la rappresentazione natalizia del presepe vivente.

Altro simbolo delle festività natalizie è rappresentato dalla Befana, raffigurata da una vecchietta che, volando su una scopa, la notte del 5 Gennaio, porta doni ai bambini. Indossa uno scialle sulla testa ed abiti scuri strappati e sporchi di fuliggine, perché per entrare nelle case, quando i bambini dormono, si cala giù dal camino e riempie la calza, da essi preparata la sera prima, di bambole, macchinine, libri, giochi vari e dolciumi. Per chi è stato disubbidiente, la Befana porterà carbone, cipolle, cenere o aglio. La leggenda della Befana è nata quando i Re Magi partirono carichi di doni (oro, incenso e mirra) per raggiungere Gesù Bambino nella grotta di Betlemme. Attraversarono molti paesi guidati dalla stella cometa e, in ogni luogo in cui passavano, gli abitanti accorrevano per conoscerli e unirsi a loro. Ci fu soltanto una vecchietta che in un primo tempo voleva andare, ma all’ultimo momento cambiò idea, rifiutandosi di seguirli. Il giorno dopo, ravvedutasi, cercò di raggiungere i Re Magi, che erano ormai troppo lontani per essere raggiunti. Per questo la vecchietta non vide Gesù Bambino, né quella volta, né mai. Da allora ella, nella notte fra il 5 e il 6 Gennaio, volando su una scopa con un sacco sulle spalle, passa per le case a portare ai bambini buoni i doni che non fu capace di dare a Gesù.

Natale, comunque, non vuol dire soltanto un abete carico di addobbi e luci, un presepe che troneggia in salotto o Babbo Natale e la Befana che portano doni ai bambini. Molti, infatti, durante le feste, non sanno rinunciare all’agrifoglio che rappresenta la corona di Cristo e le bacche rosse le gocce di sangue, o ancor meno a un piccolo cespuglio di vischio da appendere alla porta. Altri, invece, sembrano entrare nello spirito natalizio soltanto avendo in casa una splendida stella di Natale dalle brattee rosso fuoco.

Altro simbolo del Natale, ma qui siamo in ambito gastronomico, è il panettone che, nato nel Nord d’Italia, viene commercializzato in tutto il territorio nazionale. E quando c’è aria di festa, è consuetudine alzare il calice per brindare con una bottiglia di spumante, ricco di spumeggianti bollicine! Auguri!!!

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