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Salute e BenessereIpotiroidismo: più a rischio la terapia negli anziani

Ipotiroidismo: più a rischio la terapia negli anziani

Stiamo osservando un incremento delle malattie della tiroide, – afferma Carlo Cappelli, Endocrinologo, AOU Spedali Civili di Brescia, introducendo i temi del convegno “Tiroide, dalla gestazione alla terza età”, promosso da AME, Associazione Medici Endocrinologi, che si terrà il 18 aprile a Brescia. – È un trend che vedrà, nei prossimi 20 anni, aumentare ulteriormente questi disturbi che già oggi colpiscono oltre il 10% della popolazione, con oltre un milione di pazienti solo in Lombardia. L’incremento di tali patologie è attribuibile sia all’inquinamento ambientale che a situazioni locali e alla carenza iodica che caratterizza molte aree del nostro territorio

Prendersi cura della tiroide, ancora prima della nascita, quella della mamma in gravidanza, fino ad arrivare alla terza età: questi i temi del convegno che si terrà presso l’Università degli Studi di Brescia e che vede il Professor Cappelli tra gli organizzatori e la presenza di specialisti di discipline diverse.

Il convegno avrà un focus sul trattamento dell’ipotiroidismo in pazienti fragili, persone che faticano a seguire la terapia perché assumono molti farmaci a causa dell’età o perché affetti da numerose patologie concomitanti, oppure persone che non seguono le indicazioni mediche che prevedono l’attesa di almeno mezz’ora prima di fare colazione dopo l’assunzione della terapia. Persone quindi in cui è difficile raggiungere e mantenere un ottimale equilibrio ormonale nel tempo.

Infatti, il 40% delle persone in cura con la terapia sostitutiva con levotiroxina è in disequilibrio ormonale, in questi casi il medico tende ad aumentare la dose e il paziente va incontro al rischio di sviluppare ipertiroidismo che aumenta la probabilità di sviluppare altri disturbi. Uno studio condotto dal mio team, pubblicato sulla prestigiosa rivista Europe Geriatric Medicine, che ha seguito per 5 anni due gruppi di pazienti anziani (417 in totale) in trattamento con levotiroxina, l’ormone tiroideo, in compresse o in forma liquida, spiega Cappelli, ha dimostrato una maggiore stabilità del profilo ormonale nelle persone trattate con levotiroxina liquida evitando i rischi di ipotiroidismo o di ipertiroidismo a cui questi pazienti vanno incontro. In particolare, il rischio di una soppressione del TSH e quindi di ipertiroidismo, è 5 volte maggiore in pazienti trattati con levotiroxina in compressa. L’ipertiroidismo è molto rischioso per i pazienti anziani ed è ben documentato un maggiore rischio di sviluppare problemi cardiaci come la fibrillazione atriale, osteoporosi, fratture e decadimento cognitivo in presenza di questa patologia. Pertanto mantenere un profilo ormonale stabile è fortemente auspicabile ed oggi questo è possibile grazie a nuove formulazioni alternative alle compresse”, conclude l’endocrinologo.

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