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Socio-SanitarioI mille paradossi dei nuovi LEA

I mille paradossi dei nuovi LEA

Se curarsi ormai è diventato un lusso per pochi, la soluzione non può essere rappresentata dai nuovi LEA (Livelli essenziali di assistenza), caratterizzati da mille paradossi. La soluzione è l’istituzione di un Secondo Pilastro Sanitario aperto a tutti i cittadini”. Marco Vecchietti, Consigliere Delegato di RBM Assicurazione Salute, torna a parlare della necessità di dar vita ad un nuovo Welfare che possa coniugare pubblico e privato, garantendo sostenibilità e salute a tutti gli italiani.

La priorità: il taglio delle lunghissime liste d’attesa e l’attenzione agli utenti del Sistema Sanitario Nazionale: “troppi cittadini oggi rinunciano alle cure” – aggiunge Vecchietti. Una cosa è certa, secondo il consigliere delegato della compagnia assicurativa nel ramo salute: “Così come sono stati istituiti, i nuovi LEA sono destinati a non essere effettivamente fruibili dai cittadini. Partiamo da dati oggettivi: il 9,5% degli italiani rinuncia a curarsi per questioni economiche o tempi di attesa. I nuovi LEA prevedono un aumento della compartecipazione a carico dei cittadini per circa 18 milioni di euro, con maggiore incidenza nelle Regioni in piano di rientro, dove peraltro la garanzia dei LEA è più a rischio e le tasse sono più alte. Peraltro non bisogna trascurare che se da un lato i nuovi LEA garantiscono giustamente prestazioni innovative – precedentemente escluse dal campo di azione del Servizio Sanitario Nazionale – nel contempo prevedono tutta una serie misure volte ad eliminare le prestazioni a maggior rischio di appropriatezza, anche per superare le difficoltà nel rapporto con i medici che hanno portato al ritiro del c.d. “Decreto sull’appropriatezza prescrittiva”. In latri termini, l’impressione è che stiamo ancora cercando di fare le nozze con i fichi secchi…”.

Al riguardo, la ricetta è molto concreta e si chiama Secondo Pilastro Sanitario aperto: “Si continua a sottovalutare la capacità che il Secondo Pilastro Sanitario avrebbe di garantire nuove risorse per finanziare il sistema sanitario nel suo complesso evitando di dover scegliere tra innovazione scientifica e sostenibilità. Perché non apriamo un tavolo di confronto?”. L’occasione è dietro l’angolo, perché è prevista per il 7 settembre una seduta straordinaria delle Regioni per l’approvazione dei nuovi LEA, del nomenclatore delle protesi e del Piano nazionale vaccini.

Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin nell’annunciare l’incontro aveva, infatti, dichiarato: “Abbiamo anche individuato le differenze dei prezzi per lo stesso prodotto nelle diverse regioni e addirittura nelle stesse aziende. Abbiamo ragionato su un meccanismo di benchmark del prezzo e fatto in modo di spingere l’aggregazione ulteriormente, anche sulla parte informatica. Insomma, abbiamo fatto il punto sull’attuazione del patto della salute e sui sistemi di efficienza. Il nostro obiettivo è migliorare ancora”.

Dal canto suo Marco Vecchietti si augura che sia l’occasione giusta per riaccendere i riflettori su quella che è stata la sua proposta nei mesi scorsi, ovvero l’istituzione di un Secondo Pilastro Sanitario e nello specifico spiega qual è la situazione attuale e quali potrebbero essere le opportunità future: “Costruendo un sistema di sanità integrativa diffusa aperto a tutti i cittadini – oggi la sanità integrativa nei fatti, anche per motivi fiscali, è riservata solamente ai lavoratori dipendenti – si potrebbe far risparmiare a ciascun cittadino almeno il 30% dei costi che già sostiene di tasca propria per curarsi privatamente e garantire al sistema sanitario 15 miliardi di risorse aggiuntive, ovvero quasi il 50% dell’attuale spesa sanitaria privata (pari a 34,5 miliardi di euro nel 2015). Queste risorse potrebbero essere investite anzitutto nel garantire maggiore accessibilità alle cure tagliando le liste di attesa, nel promuovere programmi di prevenzione diffusa per la popolazione, nel sostenere i costi crescenti dei nuovi farmaci innovativi e, in generale, nel ridurre il costo delle cure private (569 Euro a testa nel 2015, con un incremento di oltre 80 Euro nell’ultimo biennio)”.

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