Lo psicologo, pur essendo una figura professionale non richiesta dalle linee guida sanitarie, può essere comunque una risorsa importante nelle RSA. L’obiettivo principale del lavoro nelle strutture assistenziali è fornire un supporto, sia all’anziano che ai suoi familiari, nel delicato momento del passaggio dalla propria abitazione alla struttura e nei mesi successivi, così da valutare e supportare, qualora ce ne sia bisogno, l’adattamento dell’ospite e le difficoltà che possono presentarsi. La decisione di portare un proprio caro in una RSA inevitabilmente genera dei timori, domande come “Avrò preso la decisione giusta?”, “Il mio familiare si troverà bene in questa struttura?” sono assolutamente normali, ma mentre da un punto di vista pratico è facile rispondere di si un po’ meno lo è dal punto di vista emotivo, perchè questo è un grande cambiamento e questa separazione può essere difficile da accettare. Proprio per queste difficoltà lo psicologo può dare un supporto attraverso dei colloqui volti ad affrontare il cambiamento nella strutturazione familiare, aiutando ad instaurare una fondamentale alleanza tra struttura, anziano e familiari, con il risultato di facilitare il processo di distacco. Le altre attività fondamentali sono la prevenzione delle problematiche emotive e dei disagi relazionali degli anziani, che permette di rendere la vita all’interno dell’RSA più serena possibile, anche per gli operatori che ci lavorano, e la valutazione psico-diagnostica, utile per segnalare eventuali peggioramenti che in questo modo possono essere evidenziati e gestiti tempestivamente. Infine lo psicologo può strutturare progetti di vario tipo volti a potenziare le capacita residue degli ospiti, sia dal punto di vista cognitivo che sociale, a breve infatti inizierà presso la Residenza Sanitaria Assistenziale Quisisana Siena il progetto “Il filo dei ricordi”, che coinvolgerà gli ospiti nella creazione di coperte in lana da donare in beneficenza. Il lavoro a maglia potenzia memoria, concentrazione, motricità fine e attiva il recupero di schemi motori già appresi in passato, attraverso la stimolazione delle connessioni neurologiche può essere un alleato nel ritardare problemi cognitivi come la demenza, senza contare il beneficio di sentirsi ancora parte attiva della società contribuendo a supportare chi ha bisogno. Le coperte, una volta terminate, saranno accompagnate da brevi messaggi scritti dagli ospiti, che hanno lo scopo di coinvolgere anche chi non sa o non può più lavorare con i ferri, rendendo il progetto il più inclusivo possibile.
Dott.ssa Emilia Butelli (Psicologa-Psicoterapeuta)