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NotizieAnziani soli “parcheggiati” in ospedale

Anziani soli “parcheggiati” in ospedale

Già da tempo è stato lanciato l’allarme dalla sanità pubblica: un anziano su tre rimane ricoverato in ospedale una settimana in più del necessario. Un fenomeno che sta diventando una vera e propria emergenza. Anziani che vivono da soli e che non sono in grado di prendersi cura di sé stessi una volta rientrati a casa. Per questo motivo, ogni anno, sono milioni gli anziani soli che rimangono ricoverati in reparto un po’ più del dovuto, senza un valido motivo clinico. Si stima che per loro la degenza media è di sette giorni in più rispetto alla data di dimissione stabilita.

Per quanto riguarda l’assistenza domiciliare agli anziani, l’Italia è ancora molto indietro rispetto agli altri Paesi, e colmare questa mancanza comincia a essere un costo per il sistema sanitario, sia perché si tengono occupati inutilmente posti letto necessari per altri ricoveri, sia perché si incide sui costi delle varie strutture. “La messa in sicurezza degli anziani dimessi dagli ospedali, dichiara Roberto Barnabei, presidente di Italia Longeva, tocca da vicino la capacità del nostro servizio sanitario di prendersi cura delle persone più fragili, come coloro che vivono senza supporto familiare. Tuttavia il rientro in comunità continua a rappresentare un nervo scoperto dell’assistenza agli anziani, per via della carenza di servizi di assistenza domiciliare, Rsa e hospice, e soprattutto della mancanza di dialogo tra ospedale e territorio.”

Secondo un’indagine di Fadoi (Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri e internisti), ad oggi, i ricoveri in medicina interna sono circa un milione, di questi il 50%, ossia 500 mila, sono over 70 senza nessun parente che possa seguire il post degenza. La metà di questi, ca 250 mila, finisce ogni anno per gravare su corsie e bilancio molto più del necessario per un totale di 2,1 milione di giornate di degenza in eccesso.

Questo è il peso che ricade ogni anno sulla sanità pubblica a causa delle carenze del sistema assistenziale sociale, ma anche dei servizi territoriali sanitari poco attrezzati per quanto riguarda la presa in carico di questi pazienti. Per Francesco Landi, consulente scientifico di Italia Longeva, “l’ospedale ricopre un ruolo fondamentale nella valutazione dei bisogni clinico-assistenziali dei fragili e nell’indirizzarli verso i servizi più appropriati nell’ambito del territori”.

Una struttura fondamentale per conseguire tale risultato è la Centrale di continuità assistenziale, gestita da geriatri, che al momento di accesso dell’anziano in ospedale valuta l’eventuale attivazione dei servizi territoriali per agevolarne le dimissioni. Per Landi, la facilitazione delle dimissioni dall’ospedale diventa così raggiungibile perché con l’individuazione precoce delle esigenze socio-sanitarie si riesce a trovare la migliore soluzione assistenziale per il paziente sul territorio: ritorno al domicilio, accesso Rsa, ecc.

Un’iniziativa valida in tal senso, è quella della Regione Piemonte che per decongestionare l’attività dei pronto soccorso, da gennaio, nella piattaforma creata durante il periodo Covid per monitorare le strutture residenziali, è stata introdotta una nuova sezione che permette alle RSA di caricare quotidianamente i posti liberi a disposizione del sistema sanitario e socio-sanitario per supportare le dimissioni ospedaliere, decongestionando così l’attività dei pronto soccorso.

 

RedazioneTerzaeta.com

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