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NotizieComunità Alloggio per Anziani chiusa dalla Procura di Velletri

Comunità Alloggio per Anziani chiusa dalla Procura di Velletri

Il provvedimento adottato dalla Procura di Velletri scaturisce da una attività info-investigativa dei carabinieri dei Nas di Roma.  Le indagini con l’uso di intercettazioni ambientali audio e video hanno permesso di accertare quanto avveniva nella Struttura di Anzio.
L’indagine ha permesso di accertare a carico degli indagati reati per maltrattamenti nei confronti degli anziani ospiti, somministrazione massiccia di farmaci sedativi, senza alcuna necessità e al di fuori del piano terapeutico individuale.
Questi episodi, che hanno una frequenza cadenzata nel settore, sono frutto di situazioni gestite in modo maldestro sia in fase autorizzativa che di controlli successivi.
Andiamo per ordine e facciamo chiarezza: una Comunità Alloggio, secondo la normativa, NON È UNA CASA DI RIPOSO.
Questo tipo di struttura risponde, infatti, ad un’autorizzazione al funzionamento di tipo diverso:

comunità alloggio, rientrante nelle strutture a carattere comunitario destinata ad accogliere persone anziane: la normativa vigente nel Lazio evidenzia che si tratta di  strutture a carattere comunitario, caratterizzate dalla flessibilità organizzativa, destinate ad accogliere fino ad un massimo di venti utenti, a seconda delle caratteristiche degli utenti stessi, privi del necessario supporto familiare o per i quali la permanenza nel nucleo familiare sia temporaneamente o definitivamente contrastante con il piano personalizzato.

E’ importante evidenziare queste caratteristiche distintive, in quanto la giusta informazione mette in condizione le persone di poter fare la giusta scelta. Continuare a parlare genericamente di Ospizio lager, di casa di riposo chiusa equivale a fare cattiva informazione, perché un’informazione approssimativa danneggia chi la legge e che si trova nella condizione di dovere fare una scelta, nonchè i legittimi gestori e proprietari di Case di Riposo o similari che legittimamente esercitano la loro attività.
Nelle case-famiglia così come nelle comunità alloggio, il principio fondante è la ricomposizione familiare: il bisogno è di natura più sociale che sanitario, anzi, l’anziano con bisogno sanitario rilevante, non autosufficiente, non potrebbe essere accolto in una di queste strutture.
L’intervento dei Carabinieri del NAS evidenzia che tutti i controlli di routine precedenti non hanno fatto le giuste valutazioni sull’esercizio dell’attività o forse, addirittura, non ci sono stati. Sentir parlare di somministrazione di sedativi o di farmaci in genere non può non far risaltare che in queste strutture ci sono troppo spesso ricoveri impropri e chi deve controllare non può essere ritenuto esente da colpe.

Concludiamo dicendo che si può fare di più: deve agire in modo scrupoloso chi autorizza ad esercitare queste attività rivolte alle persone fragili, e devono essere più consapevoli i familiari che hanno l’obbligo di scegliere l’ambiente giusto per il proprio anziano. Le unità di valutazione geriatrica delle varie Ausl, gli assistenti sociali dei comuni sono soliti frequentare anche Strutture di tipo familiare come quella di Anzio, per finalità diverse dal controllo di routine: -, in qualità di esperti della materia, potrebbero anche rendersi conto, prima di qualsiasi attività ispettiva, che spesso gli anziani ospitati in queste strutture presentano condizioni di salute tali da rendere completamente inidoneo il loro soggiorno in tali realtà.

Redazione Terzaeta.com

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